Porta Pia

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Descrizione

Porta Pia è una delle porte delle mura aureliane di Roma situata nel quartiere Nomentano, nota soprattutto per l'episodio risorgimentale noto come Presa di Roma, avvenuto il 20 settembre 1870, quando il tratto di mura adiacente tale porta fu lo scenario della battaglia tra truppe italiane e pontificie, che segnò la fine di quest'ultimo e il ritorno di Roma all'Italia. Si tratta di una delle ultime opere di Michelangelo Buonarroti, in cui l'artista, all'epoca già anziano, utilizzò elementi architettonici ed una sintassi compositiva particolarmente innovativi.

Fu costruita per ordine di papa Pio IV (da cui il nome) su disegno di Michelangelo tra il 1561 e il 1565 in sostituzione della Porta Nomentana che contemporaneamente venne chiusa e che si trovava a meno di un centinaio di metri verso est.

La sostituzione si rese necessaria a causa del nuovo assetto urbanistico dell’area, che non poteva più prevedere il transito attraverso l’antica Porta Nomentana per l’accesso alla via omonima. Secondo quanto riferisce il Vasari, Michelangelo presentò al pontefice tre diversi progetti, «tutti stravaganti e bellissimi»; per questa ragione il papa optò più pragmaticamente per il più economico. Non si conoscono i tre disegni (solo qualche schizzo per alcuni particolari), né si ha la certezza che l’opera fu effettivamente realizzata sul progetto originario.

A tal proposito, non secondario per la definizione del progetto fu il ruolo degli assistenti del Buonarroti, che all'epoca aveva ottantacinque anni e probabilmente non era in grado di seguire i lavori con la consueta meticolosità.

Di certo l’aspetto moderno ha subito diverse modifiche, giacché una medaglia commemorativa coniata nel 1561 ed un’incisione di Bartolomeo Faleti del 1568 (le uniche documentazioni dell’epoca) rappresentano una Porta Pia abbastanza diversa da come appare. Si ritiene comunque che l'incisione del Faleti, sebbene non del tutto esatta, sia la testimonianza più diretta del progetto michelangiolesco. In ogni caso, quello raffigurato sulla medaglia è presumibilmente l’aspetto più vicino al progetto iniziale, sebbene non si possa escludere che in corso d’opera siano state realizzate variazioni progettuali, soprattutto nei particolari, dacché il papa puntava al risparmio. Non è comunque possibile chiarire la questione, in quanto, già una quarantina d’anni dopo la realizzazione della porta, le carte topografiche di Roma la rappresentano quasi come un rudere: forse a causa di un fulmine, l'attico fu gravemente danneggiato e così rimase fino al 1853, quando lo stesso fu ricostruito su progetto di Virginio Vespignani. Fu comunque uno degli ultimi lavori architettonici del Buonarroti, che morì poco prima che l’opera fosse completata. I lavori furono eseguiti da Giacomo Del Duca, che poi realizzò anche Porta San Giovanni.

La maggior parte degli esperti ritiene che l’interesse principale di Michelangelo fosse rivolto più all’aspetto teatrale-pittorico della porta che a quello funzionale. È infatti collocata alla fine della strada Pia, che riprendeva il tracciato dell’antica “Alta Semita” e proseguiva poi per la moderna via XX Settembre (data della breccia), a concludere con un prospetto frontale imponente un lunghissimo rettifilo che aveva inizio dal Quirinale.

Per un maggiore effetto scenico la porta era quindi un po’ arretrata rispetto alla linea delle mura, alla quale era collegata con due tratti di muro laterali obliqui, sovrastati dalla stessa merlatura della porta, ed era ad una sola arcata (come appare nella medaglia), con la facciata rivolta verso la città, mentre all’esterno si presentava con un semplice fornice.

Una seconda arcata venne aperta intorno al 1575 per agevolare il transito del traffico, notevolmente aumentato per la chiusura della vicina porta Nomentana.

Le stampe e le incisioni fino al 1577 raffigurano una torre su un lato esterno della porta, che poi appare mozzata; è dubbio se si tratti di un crollo o di un abbassamento voluto per motivi architettonici.

La facciata verso l’esterno della città fu terminata nel 1869 su progetto in stile neoclassico di Virginio Vespignani, il quale sembra si sia ispirato ad un’incisione del 1568 che doveva essere abbastanza vicina al progetto originario michelangiolesco. Iniziata nel 1853 con un restauro per i danni subiti due anni prima per la caduta di un fulmine, vennero realizzati anche gli edifici ed il cortile interno. La facciata, in linea con la cinta muraria, ospita due statue, fiancheggiate da quattro colonne: di Sant'Agnese e di Sant’Alessandro, che il Vespignani collocò all'interno di apposite nicchie, secondo la volontà di Pio IX.

Il papa volle ricordare in tal modo lo scampato pericolo corso in occasione del crollo della sala d'udienza del convento di Sant'Agnese, che sorgeva lì nei pressi, dove il 12 aprile 1855 si era recato in visita. Durante il cannoneggiamento del 1870, le due statue subirono un grave danno e, dopo un lungo restauro, furono ricollocate in sede nel 1929.

Sopra il fornice esterno è stata apposta una lunga iscrizione a ricordo dello scampato pericolo.

All'interno dei fabbricati che, formando un cortiletto, uniscono le due facciate della porta e che un tempo erano utilizzati per l’ufficio doganale, si trova il Museo Storico dei Bersaglieri con la tomba monumentale di Enrico Toti.


La breccia di porta Pia - Dopo cinque ore di cannoneggiamento dell'artiglieria del Regno d'Italia, fu fatta brillare una carica posta dai reali guastatori che provocò il crollo della fortificazione e aprì una breccia di circa 30 metri nelle Mura, la cosiddetta Breccia di Porta Pia, attraverso la quale irruppero i bersaglieri e altri reparti di fanteria. Nel punto esatto in cui fu aperta la breccia, una cinquantina di metri ad ovest della porta, è stato eretto un monumento in marmo e bronzo; di fronte alla porta, al centro del piazzale di Porta Pia, si trova il Monumento al Bersagliere, opera di Publio Morbiducci, posto nel 1932.