Palazzo Vidoni

Corso Vittorio Emanuele II 116. (Apri Mappa)
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Descrizione

Il palazzo fu fatto costruire dalla famiglia Caffarelli nel 1515 su progetto di Lorenzo Lotto, allievo di Raffaello. In questa residenza avvenne nel 1536 l'incontro tra il papa Paolo III Farnese e l'Imperatore Carlo V. Nel 1767 il palazzo fu venduto al cardinale Stoppani e nel 1816 al cardinale Vidoni. 

Nel 1886, in seguito alle demolizioni per l'allargamento di corso Vittorio Emanuele, il nuovo proprietario Carlo Giustiniani Bandini incaricò l'architetto Francesco Settimi di progettare e ricostruire la facciata sul corso e su piazza Vidoni. In questa occasione l'edificio venne anche sopraelevato di un piano. 

La facciata originale cinquecentesca è dunque solo quella che affaccia su via del Sudario, mentre quelle su via del corso Vittorio Emanuele e su piazza Vidoni riprendono, con alcune varianti, la facciata cinquecentesca di stampo raffaellesco. 

Il piano terreno presenta un basamento bugnato con porte ad arco alternate a finestre con timpano triangolare; al primo piano sono finestre architravate affiancate da doppie colonne, mentre sulle facciate di via del Corso Vittorio e di piazza Vidoni le finestre sono affiancate da doppie lesene doriche. Al secondo piano finestre rettangolari e finestrini. 

Lungo tutto l'edificio corre un cornicione a mensole a coronamento delle tre facciate. All'interno alcune sale presentano affreschi di Anton Raphael Mengs e della scuola di Perin del Vaga.

Prima della seconda guerra mondiale il palazzo fu sede della Direzione del Partito Nazionale Fascista.

Oggi accoglie vari uffici ministeriali.