Museo Palatino

Via San Gregorio 30. (Apri Mappa)
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Descrizione

Il primo Antiquario del Palatino, allestito nella seconda metà dell’800 in una costruzione presso la Domus Tiberiana, accoglieva materiali provenienti da scavi commissionati da Napoleone III. Demolita la costruzione nel 1882, il materiale fu trasferito nel complesso delle Terme di Diocleziano. 

Durante gli anni Trenta Alfonso Bartoli, che aveva condotto fortunati scavi nella Domus Augustana, allestì l’attuale Antiquario sul Palatino, riadattando il preesistente convento delle Monache della Visitazione. In questa nuova sede furono riportati i materiali dalle Terme dioclezianee e quelli provenienti dai recenti scavi sul Palatino. 

Allo scoppio della II Guerra Mondiale, per motivi di sicurezza, gran parte dei reperti fu trasferita nei magazzini della Soprintendenza a Piazza delle Finanze. A guerra finita, fu deciso di lasciare nel Museo Nazionale Romano i materiali di maggior pregio artistico e di destinare all’Antiquario Palatino quelli più strettamente legati al luogo e ai suoi monumenti. 

Attualmente il Museo espone materiali di epoca protostorica, provenienti dall’abitato di capanne del Germalo, ricostruito anche attraverso un plastico; lastre in pietra rinvenute presso i templi della Magna Mater, della Vittoria e di Apollo; materiale scultoreo (statue, capitelli, frammenti di decorazione architettonica) proveniente dai Palazzi Imperiali; parte della decorazione pittorica della Domus Transitoria di Nerone. 

Famoso è inoltre un graffito dal carattere blasfemo, proveniente dal Pedagogio, raffigurante un crocifisso con testa d’asino. In un vicino ambiente della Domus Augustana infine, che conserva parte della decorazione cinquecentesca nella Loggetta Mattei, sono esposti gli affreschi dell’Aula Isiaca. 

Per il Bimillenario, il piano interrato è stato restaurato e ampliato con l’annessione di un ambiente. Dopo una breve introduzione generale, verrà sviluppato un itinerario palatino dalle origini all’età repubblicana: si illustreranno sinteticamente le prime fasi di vita del colle e la fondazione della città di Romolo. 

Lo spazio allestitivo dell’ambiente è stato incrementato con la chiusura della zona di scavo aperta: un piano trasparente su cui poter camminare lascerà in vista le sottostanti strutture rimesse in luce dagli scavi, relative a fasi diverse del palazzo imperiale (augustea-giulio claudia, neroniana e flavia). Con la loro presenza questi resti, differenti per tecnica costruttiva ed orientamento, rendono più facilmente comprensibile il discorso sulle trasformazioni del palazzo imperiale.