Museo e Cripta dei Cappuccini

Via Vittorio Veneto 27. (Apri Mappa)
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Descrizione

IL MUSEO

Il Museo dei Frati Minori Cappuccini della Provincia Romana nasce con l’obiettivo di mettere in luce la spiritualità di un Ordine religioso basato su un intenso misticismo, un semplice e sobrio stile di vita, una costante vicinanza al popolo e un forte e dolce spirito di fraternità.

Le otto sale del museo, ricavate all’interno del convento, mostrano altrettante sezioni che risalgono alle origini del luogo, ne ripercorrono la storia e presentano la vita di coloro che, divenuti religiosi, s’ispirano alle testimonianze esemplari dei santi cappuccini come San Felice da Cantalice, San Crispino da Viterbo, San Giuseppe da Leonessa, ecc., ma anche a figure contemporanee di vastissima risonanza pubblica come, ad esempio, San Pio da Pietrelcina, stimmatizzato per 50 anni e Padre Mariano da Torino, primo predicatore multimediale.

La prima sezione è dedicata al Convento, commissionato dalla famiglia Barberini nel 1626 ed ultimato nel 1631, come esteso complesso conventuale con la chiesa dedicata all’Immacolata Concezione e secondo il progetto dall’architetto cappuccino Fra Michele da Bergamo.

La seconda sezione presenta la storia dell’Ordine, uno tra i più diffusi nel mondo, abbinando ai quadri dei Padri Generali e ai documenti d’archivio, alcuni approfondimenti sui santi e sui conventi cappuccini della Provincia Romana.

La terza sezione, Santità cappuccina, entra nello specifico della spiritualità cappuccina attraverso le immagini e le storie di alcuni santi dell’Ordine.

La quarta sezione, la più ampia del museo per estensione, mette in evidenza la Cultura e la Spiritualità attraverso l’esposizione di vesti e oggetti di uso liturgico e quella di manufatti di uso quotidiano. Questa sezione è inoltre arricchita da alcuni approfondimenti didattici, quali il tema del crocifisso, e del “crocifisso sanguinante”.

La quinta sezione è dedicata al “San Francesco in meditazione”, opera del Caravaggio, realizzata appositamente per il Convento dei Cappuccini.

Attraverso la sesta sezione I Cappuccini nel XX secolo, dove è presente un particolare focus dedicato al Venerabile Padre Mariano da Torino, e la settima, I Cappuccini nel mondo, il percorso espositivo giunge fino ai nostri giorni mostrando qualcosa dell’attività spirituale, culturale, missionaria e artistica che ha caratterizzato l’Ordine nel XX secolo: vengono presentati documenti, materiali e opere d’archivio di alcuni religiosi cappuccini propagatori del Vangelo, che hanno utilizzato antichi e nuovi strumenti, tecniche e forme di comunicazione.

A chiusura del percorso espositivo, l’ottava sezione introduce al luogo conclusivo e di grande suggestione che chiude la visita del museo: la Cripta.

Il Museo si presenta, anche, quale nuovo centro per la conservazione del patrimonio storico artistico dei Cappuccini di Roma e del Lazio. Le sale espositive, infatti, sono state ideate non solo per accogliere ed esporre i materiali artistici ma anche per la loro conservazione. A questo scopo, un’importante campagna di restauri ha anticipato l’apertura del Museo, riportando al loro originario splendore diverse tipologie di opere d’arte, di volumi e di documenti ma soprattutto di oggetti liturgici e di manufatti cappuccini di uso comune, fortemente caratterizzati da quello spirito di “produzione propria e povera” specifica dell’Ordine. 


LA CRIPTA 

Opera d’arte singolare, realizzata verso la prima metà del XVIII secolo, la Cripta nacque dall’esigenza pratica di fare posto ai nuovi defunti nel piccolo cimitero del convento e quindi trovare una giusta collocazione per le ossa dei frati riesumati. La geniale composizione diventa occasione eccellente per l’annuncio tutto positivo del senso cristiano della vita umana e dell’approdo di questa alla risurrezione.

Nel 1631 i Frati cappuccini lasciarono il convento di Santa Bonaventura, vicino a Fontana di Trevi, e vennero ad abitare in questo attuale della Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria in Roma, dove furono trasportati e collocati i resti dei religiosi defunti.

Padre Michele da Bergamo, architetto cappuccino, nelle sue “Memorie”, scrive che, nell’aprile di quell’anno, trasportò qui, dal vecchio convento, i resti di san Felice da Cantalice poi “anco il corpo del R. P. F. Francesco Bergamasco, con tutte l’Ossa d’altri Frati, et anco quelli del S.r Marcantonio et Prospero Corteselli, riponendoli in luogo particolare”. Le ossa furono sistemate in un certo ordine lungo le pareti e si iniziò a seppellirvi frati ed anche i poveri di Roma, ai quali era riservato il sepolcro posto nel pavimento della cappella per la Messa.

La prima volta che si parla di “nicchie, volte, qualche ornamento di soffitto con disegni regolari e piacevoli, lampade, croci, ecc.”. Si può supporre che l’opera di ornamento della cripta sia stata realizzata negli anni 1732-1775. In questo luogo, costituito da un corridoio lungo una trentina di metri, affiancato, attualmente, da sei ambienti, sono stati raccolti i resti mortali di circa 3.700 defunti, per lo più frati cappuccini. Tradizione vuole che la terra di questo cimitero sia santa, perché trasportata qui dalla Palestina o addirittura da Gerusalemme.

Si è avanzata l’ipotesi che il “geniale artista” che eseguì la decorazione dovette essere P. Raffaele da Roma, valente pittore cappuccino, morto a Roma nel 1805. Altri hanno individuato l’ideatore di questo “monumento funebre” in Padre Norberto Baumgartner da Vienna (1710-1773), noto pittore cappuccino, presente con certezza nel convento di Roma nel 1745; di lui rimangono alcune opere anche nella chiesa soprastante il cimitero. Ma si è anche fatto il nome di Ennemond (Edmond) Alexandre Petitot (1727-1801 ), che fu a Roma dal 1746 al 1750.