Foro di Cesare

Clivo Argentario. (Apri Mappa)
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Descrizione

La necessità di rinnovare le strutture amministrative e giudiziarie più antiche e di adeguarle alla nuova dimensione della città fu il pretesto che Giulio Cesare utilizzò per portare a termine una brillante iniziativa di auto-rappresentazione realizzando uno dei maggiori complessi architettonici dell’epoca e legandolo indissolubilmente al suo nome e a quello della sua famiglia: la gente Giulia.

L’area scelta da Cesare per costruire il nuovo foro era fittamente abitata, come dimostrano i recenti ritrovamenti archeologici e il vertiginoso impegno economico che egli profuse nell’acquisto delle proprietà private ivi esistenti, documentato dalle fonti letterarie antiche (dai sessanta ai cento milioni di sesterzi, che costituivano una somma elevatissima considerando che lo stato spendeva annualmente per il mantenimento di una legione ben dodici milioni di sesterzi).

Dopo aver demolito gli edifici espropriati Cesare fece eseguire anche dei consistenti lavori di livellamento dell’area allo scopo di ottenere i piani destinati a ospitare i corpi di fabbrica del nuovo foro costituito da una piazza rettangolare di mt. 100x50 circa, pavimentata in lastre di travertino, con portici su tre lati e con il tempio di Venere Genitrice profondamente incassato nel lato settentrionale secondo l’uso italico e tardo ellenistico.
Il complesso era caratterizzato da una totale assialità e dalla incombente presenza del tempio.

E’ questa infatti la differenza tra i Fori Imperiali, concepiti come recinti di templi e le piazze (agorai) della Grecia più antica, che servivano da polo di attrazione della vita civile con le loro funzioni di mercato e di luogo di raduno del popolo.
Le agorai venivano inoltre inserite in un razionale sistema urbanistico e viario mentre i Fori erano degli spazi chiusi e visivamente separati dall’esterno e tra loro da altissimi muri di delimitazione e dai loro stessi corpi di fabbrica.

Nella piazza doveva trovarsi la statua equestre bronzea di Cesare (l’Equus Caesaris), citata da numerosi autori antichi e per la quale fu forse riutilizzato il cavallo Bucefalo scolpito da Lisippo per Alessandro Magno secondo una caratteristica tendenza di molti grandi dell’antichità ad avvicinare le loro persone e le loro imprese a quelle del condottiero macedone per trarne indirettamente una maggior gloria (imitatio Alexandri).
Plinio il Vecchio, ci informa ancora dell’esistenza, all’interno del Foro, di una vera e propria pinacoteca che raccoglieva quadri dei migliori pittori greci oltre a numerose opere di scultura e oggetti d’arte.

E’ probabile che nel progetto originale di Cesare fosse compresa anche la costruzione di una nuova Curia, strettamente integrata con il suo foro e anch’essa destinata a rimanere legata al suo nome e a quello della sua famiglia.
La costruzione della nuova Curia venne in effetti approvata dal senato solo all’inizio del 44 a.C., a due anni di distanza dall’inaugurazione del Foro e data della morte di Cesare che forse non ne vide neppure il principio.

L’evento provocò certamente una sospensione delle attività che ripresero nel 42 a.C., grazie a un decreto senatorio che permise di riavviarne i lavori.
Questi furono conclusi nel 29 a.C. da Augusto, il quale completò il foro e inaugurò la Curia stessa che, da Cesare e dalla sua famiglia, fu da allora detta Iulia.

Traiano, a seguito del livellamento orografico tra il Quirinale e il Campidoglio che aveva liberato una vasta area a ridosso del tempio di Venere, inserì, fra questo e il Clivo Argentario, un portico a due navate, con pilastri in laterizio collegati da volte, che costituisce una sorta di prolungamento del portico occidentale del foro stesso e che viene identificato con la Basilica Argentaria, citata dai Cataloghi Regionari.
Lo stesso imperatore intervenne anche sugli ambienti cesariani, realizzando una grande latrina (forica) semicircolare, dotata di impianto di riscaldamento e con ingresso dal Clivo Argentario che forse doveva essere simmetricamente replicata sul lato opposto del complesso.

Una profonda modificazione dell’aspetto del Foro di Cesare si ebbe quando, a seguito del devastante incendio del 283 d.C., l’imperatore Diocleziano e dopo di lui Massenzio vi posero mano per riparare i gravi danni subiti.