Area Archeologica del Vicus Caprarius - Insula di S. Vincenzo - Città dell'acqua

Vicolo del Puttarello 25. (Apri Mappa)
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Descrizione

Gli scavi archeologici, svolti tra il 1999 e il 2001 durante lavori di ristrutturazione dell’ex Cinema Trevi, hanno messo in luce al di sotto del cinema due edifici, contigui e contemporanei, allineati sul lato ovest lungo il vicus Caprarius o Capralicus. Il toponimo è testimoniato, in entrambe le forme, da fonti ecclesiastiche del XII sec. Il nome deriva probabilmente dalla presenza di un’aedicula Capraria, forse un’area di culto legata a Iuno Caprotina. L’area indagata si trovava, in antico, all’interno della VII regio, che comprendeva tutto il Campo Marzio orientale ed era delimitata dalle mura Aureliane, dalla via Salaria vetus - Pinciana, con il suo prolungamento chiamato vicus Caprarius, e dalla via Lata.
L’edificio nord può essere identificato come un complesso abitativo di tipo intensivo, un'insula di almeno tre piani con botteghe al pianterreno. La prima fase costruttiva sembra potersi attribuire all’età neroniana, immediatamente successiva all’incendio del 64 d.C. Una prima ristrutturazione del complesso è databile nella prima metà del II sec. d.C., a cui fa seguito una seconda, nell’età di Marco Aurelio. Intorno alla metà del IV sec., l’area viene trasformata in una lussuosa domus, di cui si conservano ancora in situ resti di rivestimenti marmorei parietali e un pavimento musivo in tessere di marmi policromi. Intorno alla metà del V sec. un violento incendio, da mettere forse in relazione con il saccheggio di Roma ad opera dei Vandali di Genserico (455 d.C.), distrusse il pianterreno della domus.
L'edificio sud, del quale si conserva buona parte dell'elevato, è costituito da grandi ambienti con volta a botte; la prima fase è anch'essa di età neroniana; in epoca adrianea due ambienti, adiacenti al vicus Caprarius, vengono trasformati in una grande cisterna per l'acqua, probabilmente il castellum aquae dell'acquedotto Vergine. In seguito al taglio degli acquedotti di Roma ad opera dei Goti di Vitige nel 537 d.C., la cisterna andò in disuso.
In epoca medievale, tra l'XI e il XII secolo, il piano di calpestio dell'area fu innalzato  di circa 5 metri; su questo livello, tra il XII e il XIII vennero realizzate due distinte unità abitative con diverse fasi edilizie.